Pubblichiamo la prima parte dell’intervista di Radio MIR a Eugenio Marino, dirigente nazionale del Partito Democratico, responsabile organizzazione per Sud e isole
A che punto siamo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ?
Dopo aver spuntato nella trattativa europea la più impegnativa disponibilità di risorse, siamo alla casella del via per l’arrivo delle risorse e l’avvio dei progetti. Lo dico perché il PNNR è un piano estremamente vasto e complesso, sia per risorse che vi destina che per i progetti che vuole stimolare in ciascun paese. È fatto di linee strategiche europee e nazionali, finanziamenti generosi, ma legati a condizioni e obiettivi chiari e capacità di realizzazione, in assenza dei quali verranno a mancare i finanziamenti.
Il rispetto dei tempi di realizzazione dei progetti è una di queste condizioni, molto importante per la riuscita del piano.
Si tratta infatti di un punto imprescindibile affinché l’Italia ottenga effettivamente le risorse previste dal Next generation Eu. Per questo, con il decreto semplificazioni, è stata prevista la creazione di una serie di organi con il compito di fornire linee di indirizzo, risolvere i conflitti politici o istituzionali, portare avanti la concertazione con le parti sociali, monitorare l’andamento dei progetti e superare anche eventuali stalli e criticità. E sono stati previsti persino poteri sostitutivi. Il governo, infatti, potrà avvalersi di questi particolari poteri sostitutivi per superare problemi non risolti dai soggetti attuatori, attribuendo ad altri organi pubblici o a un commissario ad acta il potere di adottare gli atti necessari e di provvedere all’esecuzione dei progetti.
Un piano di questa complessità necessità di strumenti attuativi di diversa natura. Quali sono gli strumenti previsti dal Governo?
Beh, si. E per seguire questo complesso processo e provare a evitare non solo dispersioni e infiltrazioni criminose che ne distrarrebbero le risorse, ma anche la piena realizzazione, soprattutto nelle aree dove il PNNR è più utile all’abbattimento delle diseguaglianze, delle inefficienze e delle carenze di infrastrutture materiali e immateriali e al progresso delle comunità e dei luoghi, è stata creata una Cabina di regia. Innanzitutto, cosa importante, ne fanno parte non solo il Governo (con Draghi a presiederla, insieme ai ministri della Transizione ecologica Cingolani, dell’Economia Franco e dell’Innovazione tecnologica Colao), ma anche Regioni, comuni, province e città metropolitane, garantendo maggiore forza e immediatezza nella condivisione delle decisioni durante tutto il percorso di attuazione del PNNR. Cabina di regia che è stata collocata presso la presidenza del Consiglio dei ministri, con il compito di “verificare lo stato di avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza”.
Come lavora la Cabina di regia per verificare lo stato di avanzamento del PNNR?
Avrà tre fasi di attuazione del Piano:
- la prima riguarda la realizzazione degli interventi, che le singole amministrazioni (ministeri, regioni ed enti locali) dovranno fornire per le rispettive competenze;
- la seconda fase prevede il coordinamento centrale del Pnrrper il monitoraggio e il controllo, in relazione all’attuazione del Piano e alla rendicontazione alla Commissione europea. Per cui sarà istituita un’apposita struttura presso il ministero dell’Economia, che è il punto di contatto con la Commissione europea per il Pnrr;
- la terza fase vedrà l’istituzione di una sala di controllo a palazzo Chigi che avrà il compito di effettuare il monitoraggio dello stato di avanzamento del Piano, il rafforzamento della cooperazione con il partenariato economico, sociale e territoriale, e di proporre l’attivazione di poteri sostitutivi e le necessarie modifiche normative per l’attuazione delle misure.
Di tutto ciò, fino a oggi, cosa è stato avviato?
Intanto, per far partire anche questa macchina, servono decreti attuativi e nomine di figure apicali a capo dei vari organismi, a cominciare da quelli citati e sui quali, in questa fase, ci sono ancora alcuni ritardi per i quali si sta cercando di accelerare. Qualche giorno fa è stato nominato Nicola Lupo quale coordinatore dell’”Unità per la realizzazione e il miglioramento della regolazione”. Si tratta della struttura che individua gli ostacoli all’attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal PNNR. Prima ancora era stata nominata Chiara Goretti quale coordinatrice della segreteria tecnica.
Mentre manca ancora il tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale che dovrebbe essere nominato entro i primi di ottobre. Quindi, visti anche alcuni ritardi, il Governo sta lavorando a una sorta di “cronoprogramma” sull’attuazione del PNNR e che consentirà di allineare gli obiettivi delle diverse amministrazioni interessate con il MEF, che è il Ministero competente sulla vigilanza e l’attuazione del PNNR. Ma la parte più preoccupante è quella che riguarda la presentazione e realizzazione concreta dei progetti, per la quale sono state messe in campo norme specifiche per cercare di accelerare l’iter. Tra i progetti in ritardo, ad esempio, la macchina complessa della “corsia preferenziale ultrarapida” per l’approvazione dei progetti infrastrutturali. Per portare a termine questa procedura sono previsti due organismi:
- la commissione per la valutazione di impatto ambientale (VIA), che sarà composta da 40 tecnici e la cui nomina è di competenza del ministero della Transizione ecologica ed era prevista già per fine luglio;
- e il Comitato speciale del Consiglio superiore dei lavori pubblici, che sarà composto da 29 membri (di cui 28 di nuova nomina proposti dal ministero della Infrastrutture) e di cui ancora non sappiamo quando sarà nominato. E questo è uno dei punti critici, perché la procedura di approvazione dei progetti dovrebbe (uso il condizionale) completare il lavoro nell’arco di 3-4 mesi.
Quindi, cosa ci aspetta nei prossimi mesi?
Per concludere questo primo appuntamento, possiamo dire che la riunione dei prossimi giorni della Cabina di regia sarà fondamentale ai fini dell’incasso della prima tranche di finanziamenti del PNNR relativa al 2022, perché per riceverla l’Italia dovrà, entro dicembre, presentare il primo rendiconto e soddisfare 42 delle 51 condizioni prese con Bruxelles. Tra di esse, le più spinose sono quelle che richiedono dei passaggi parlamentari non scontati: la delicata riforma della Giustizia; la revisione delle politiche del Lavoro; la legge quadro sulle Disabilità; la riforma dell’Università; la legge sulla Concorrenza.